Gen Z e Alpha. Come parlano le nuove generazioni. Beatrice Cristalli: “Cringe, crush, a noi adulti il compito di creare un ponte comunicativo, cerchiamo di comprendere e rispettare il loro linguaggio senza invaderlo”
Identità e linguaggio: generazioni a confronto
12 Dicembre 2024
5 min
Descrizione
Greve in Chianti, 12 dicembre 2024
Anche la quinta tappa del viaggio culturale in biblioteca, che dal mese di ottobre pianta a Greve in Chianti “Semi educativi” per coloro che promuovono, gestiscono ed elaborano attività e contenuti formativi e didattici nel territorio, è stata siglata da una buona partecipazione della comunità. L’iniziativa, uno degli appuntamenti più apprezzati della rassegna, ideata e realizzata dall’Assessore Giacomo Amalfitano, non si è limitata ad offrire l’opportunità di dialogare e confrontarsi con un’esperta linguista, nonché consulente in editoria scolastica e formatrice, di spessore e nazionale, come Beatrice Cristalli, ma ha favorito un incontro e un’occasione di discussione e approfondimento tra generazioni diverse.
“Oltre ai sessanta iscritti all’attività di formazione – ha commentato l’Assessore alle Politiche educative Giacomo Amalfitano – sono stati molti i cittadini e le cittadine di ogni età che hanno assistito con interesse e partecipazione a questa serata che ha affrontato il tema della comunicazione intergenerazionale, focalizzando l’attenzione sul linguaggio e l’identità nel percorso formativo”. Gli ultimi due incontri della rassegna, organizzata in collaborazione con Chiantiform, rivolta agli operatori del settore, tra cui educatori, insegnanti, animatori, si terranno venerdì 13 dicembre e lunedì 16 dicembre dalle ore 21 alle 23 negli spazi della biblioteca comunale “Carlo e Massimo Baldini” (piazza Terra Madre). Saranno presenti e interverranno alcuni rappresentanti del mondo dell'educazione del territorio.
Com’è accaduto con gli altri ospiti, abbiamo rivolto alcune domande a Beatrice Cristalli con l’obiettivo di approfondire e diffondere le tematiche affrontate nel corso dell’incontro pubblico.
Quanto ha influito la tecnologia sul linguaggio delle nuove generazioni?
La tecnologia ha influito moltissimo sull’atto comunicativo anche perché con l’evoluzione dei social media dal 2012 in poi si è avvertita la necessità di creare una lingua franca, quella della digitalizzazione, la tecnologia ha determinato un fattore di arricchimento del gergo giovanile rispetto alla velocità di diffusione, nel digitale nascono infatti dei trend linguistici che hanno una vita brevissima.
Quali sono i fattori che accelerano le distanze comunicative tra le generazioni?
I fattori, a mio parere, sono tre: il primo è la distanza minima che esiste tra una generazione e l’altra, persino tra la generazione Z e i futuri adolescenti Alpha, i ragazzi e le ragazze che frequentano la scuola secondaria di primo grado per intendersi. Ci sono evidenti differenze sul come utilizzano le nuove tecnologie, pur essendo vicini di età. Il secondo fattore rimanda agli stereotipi nei confronti delle generazioni giovani, come attesta la letteratura, ad esempio quella antica. Basti pensare al Simposio di Platone dove l’autore per appellarsi ai giovani usa una parola greca che significa giocatori del pallone, in un’accezione denigratoria, dunque un elemento storico e ciclico che è difficile da disinnescare. Il terzo fattore è l’atteggiamento mentale delle nuove generazioni nei confronti dei linguaggi che gli adulti che fanno fatica a comprendere come l’utilizzo delle emoji, gli adulti le utilizzano dal punto di vista letterale, ad esempio per indicare un fatto che ci fa ridere si usa una faccina sorridente, le generazioni successive hanno deciso di ribaltare il corrispettivo letterale delle emoji, per cui per ciò che mi fa ridere metterò una tomba ad indicare che muoio dalle risate. Per le future generazioni i significati delle emoji assumeranno sempre più livelli.
Esistono elementi comuni che uniscono le generazioni Z e Alfa?
Si, sono la brevità e l’immediatezza della comunicazione, l’aspetto visivo e testuale è utilizzato in una modalità più fluida dalle nuove generazioni, ne è testimone il ‘meme’ che non è una semplice vignetta su cui apponiamo un testo, ma un’immagine che ha un significato testuale tale da tradursi in un oggetto culturale che assume una forza dal punto di vista comunicativo.
Sono molte le parole che i boomer non comprendono, ci può fare un esempio?
Una parola che non esisteva ma che è presente nella lingua inglese è “cringe”, significa imbarazzo nei confronti di chi dovrebbe essere imbarazzato o imbarazzata e invece questo imbarazzo non lo prova affatto. La parola imbarazzo e la parola cringe non solo non si sostituiscono ma vanno ad indagare dei fenomeni nuovi.
Come gli adulti possono porsi nei confronti dei perimetri linguistici dei e delle più giovani?
A mio avviso gli adulti devono rispettare gli oggetti generazionali, essere parte di un gioco di confini in cui non devono appropriarsi delle parole dei giovani né tanto meno utilizzarle per creare un legame con loro, questo vale tra un genitore e un figlio, tra un insegnante e un allievo ma anche rispetto alle campagne delle agenzie pubblicitarie che le adoperano per accaparrarsi un pubblico giovane e ottengono l’effetto contrario, allontanando questa fascia di consumatori perché c’è un’appropriazione culturale. E allora cosa fare? E’ fondamentale cercare di creare un ponte tra questi due mondi dove l’uno non deve considerarsi migliore dell’altro, occorre eliminare le barriere di pregiudizio e provare a ragionare con i ragazzi sui valori e sui significati che attribuiscono a queste parole, ne potrà scaturire un dibattito piacevole e costruttivo per entrambe le parti.
Il linguaggio dei boomer strabocca di stereotipi e non rispetta l’identità di genere. Quello delle nuove generazioni come affronta il tema delle pari opportunità?
Le nuove generazioni sono sicuramente molto più attente alla parità di genere, lo attesta in primis la parola “crush” che etimologicamente ha ben poco di romantico, vuol dire frantumarsi, rompere, ma nel nostro caso equivale a ‘cotta’, ‘infatuazione’, e viene usata in un’accezione neutra, anche dalla cantante Angelina Mango nell’omonimo brano, da cui non si evince il genere dell’amato e dell’amata. Questo è senza dubbio un segnale positivo di attenzione e rispetto alle possibilità identitarie, le nuove generazioni stanno cercando di ampliare lo spettro dei significati tenendo in considerazione il principio delle pari opportunità.
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