"Ragazzi, ribellatevi alla depressione con l'azione e le relazioni sociali”

La prima iniziativa della rassegna di incontri “La fatica di essere se stessi”

Data:

16 Gennaio 2025

Tempo di lettura:

3 min

Marco Ravelli

Descrizione

San Casciano in Val di Pesa, 16 gennaio 2025 

“Soffro dunque siamo” è il volume che l’autore Marco Rovelli, docente di storia e filosofia, saggista, musicista, ha dedicato al tema del disagio psichico nella società contemporanea e che questa sera, ad ingresso gratuito, sarà presentato alle ore 21:15 nella sala del Corpo musicale “Oreste Carlini” di San Casciano in Val di Pesa (via Roma, 35). Prende vita un nuovo appuntamento della rassegna “La fatica di essere se stessi” con la quale i promotori, il Centro di Salute Mentale di San Casciano dell'Azienda USL Toscana Centro, la Fondazione Macinaia Ente Filantropico, il Comune di San Casciano e Cesvot, portano avanti l'omaggio rivolto al centenario della nascita di Franco Basaglia, noto psichiatra che passò alla storia per la riforma sulla chiusura dei manicomi avvenuta alla fine degli anni Settanta.

Un obiettivo culturale e sociale, quello di costruire un ponte tra il passato e il presente, ponendo al centro la crescente diffusione di forme di disagio e psicopatologie soprattutto in età adolescenziale, che questa sera sarà approfondito attraverso l’incontro con lo scrittore Marco Rovelli e il suo ultimo lavoro. Le riflessioni che lo scrittore ha condiviso a qualche ora di distanza dall'incontro ci permettono di offrire una breve anticipazione dei temi che emergeranno dal dialogo con lo psichiatra Gabriele Santarelli del Centro di Salute Mentale di San Casciano e dai medici in Formazione specialistica in psichiatria dell’Università degli Studi di Firenze.

Le problematiche legate al disagio psichico interessano sempre più il percorso di vita dei giovani. Quali sono secondo lei le cause?

La nostra è una società della performance, degli individui, come recita il famoso motto di Margaret Thatcher, primo ministro britannico dal ’79 al ’90, che diceva che «esistono solo gli individui», condensando l’ideologia tutt’oggi dilagante. L’imperativo della performance è all’origine del malessere dei più giovani. Mi limito a citare due forme di sofferenza: da un lato l’anoressia e i disturbi legati al comportamento alimentare, prevalentemente femminili, dall’altro il ritiro sociale, soprattutto maschile, attestato dai cosiddetti Hikikomori che escono dal mondo per entrare in quello della loro camera ed escludere qualsiasi altra finestra relazionale con l'esterno. Entrambi sono speculari, hanno a che fare con la questione della prestazione, il dover essere continuamente all’altezza della situazione, il senso del fallimento che invece è un'esperienza importante per far crescere il proprio sé, oggi per i giovani fallire significa schiantare, essere un perdente, uno sfigato, corrisponde al concetto di delusione e inadeguatezza.

E allora cosa fare? Quale comportamento suggerire alle persone, ai giovani che esprimono questo disagio, legato alla pressione della società?

Occorre sottrarsi da singolo individuo, ribellarsi, attivarsi per una trasformazione, un rivolgimento che però deve avvenire in forma collettiva, come diceva Don Milani “si sorte solo insieme dalle difficoltà”, dalle sofferenze si esce insieme, i giovani hanno piena consapevolezza che per contrastare un sistema performativo come quello in cui vivono è necessario uscire dalla disfunzione relazionale.

La presenza imponente dei social nella vita dei giovani può essere considerata una delle radici del disagio?

Credo che i social siano un esito, un sintomo, non la causa delle forme di sofferenza contemporanea. Dobbiamo invece vedere questi strumenti come forme di linguaggio che ci mettono davanti agli occhi le dinamiche contemporanee, ci rivelano come viviamo. Se la depressione è una paralisi dell'azione, l'invito alla liberazione, che rivolgo anche con il mio libro, non può che essere uno sforzo a compiere un'azione, un'azione collettiva

Ultimo aggiornamento

16/01/2025 - 12:39