Unione Comunale del Chianti Fiorentino


A La Panca il ricordo di una comunità per i ventidue civili uccisi dalla barbarie nazifascista

La nipote di Gino, una delle vittime, ricostruisce le vicende della tragica morte dello zio
Data
20 Luglio 2024

Greve in Chianti, 20 luglio 2024

Mentre gli alleati avanzavano per liberare il Chianti le truppe nazifasciste in ritirata scelsero di marcare il territorio lasciandosi alle spalle una lunga scia di sangue. Era la calda estate del 1944. I giorni di luglio furono i più cruenti per la comunità grevigiana. La furia omicida si abbatté tra i boschi di Cintoia, Poggio di Rugliana, Poggio di San Giusto, San Michele e i Monti Scalari, dove i partigiani si rifugiarono per aiutare gli alleati. L’ordine era quello di spegnere ogni fiamma ribelle accesa dalla Resistenza e soffocare chiunque provasse a disobbedire. I tedeschi catturarono innocenti, rastrellarono intere famiglie, torturarono giovanissimi, anziani, disabili, violarono le abitazioni, requisirono il bestiame, saccheggiarono i campi. Anche nelle località più decentrate, come Lamole, Lucolena, Querceto, Strada, Buonasera, e nel bosco di Venagrossa, le stragi nazifasciste si consumarono senza pietà né scrupoli. Il suono delle torri campane che in questi luoghi, alla fine del mese, rintoccava a festa per accogliere la Liberazione dall'oppressione nazifascista era un'eco vitale che si mescolava all'onda di dolore e angoscia per la fucilazione di tante cittadine e cittadini che subirono gli orrori del secondo conflitto mondiale da civili inermi. 

Tra questi ci sono ventidue persone, giovani e adulti dai 16 ai 75 anni, le cui storie di vita interrotte, spezzate, sono incise sul Monumento ai Caduti de La Panca, località adiacente ai luoghi della rappresaglia, dove furono fucilati 13 dei ventidue civili ricordati nella lapide. Dal 1994 l’iniziativa commemorativa si concentra infatti a La Panca, un unico luogo simbolico per ricordare le vittime della violenza e della ferocia nazifascista di quell'area. In occasione dell'80° anniversario della Liberazione l'amministrazione comunale, con il sindaco Paolo Sottani, la vicesindaca Monica Toniazzi, l‘assessore Giulio Saturnini e il presidente del Consiglio comunale Gregorio Parrini, insieme ad alcuni rappresentanti dell’Anpi di Bagno a Ripoli e i familiari delle vittime, si è recata per dedicare alle persone uccise barbaramente dagli oppressori un ricordo speciale.

L’iniziativa ha proposto una camminata della memoria nel bosco di Venagrossa, in una delle aree dell'eccidio, e successivamente la deposizione della corona al monumento ai caduti nella piazza della Chiesa de La Panca dopo la celebrazione della Santa Messa a cura di Don Antonio. A ricostruire le vicende della rappresaglia e dell’uccisione nel bosco di Venagrossa attraverso una testimonianza tramandata dai familiari è stata Anna Maria Ferruzzi, nipote di Gino Ferruzzi, una delle vittime.  “Mio zio aveva 28 anni, era fidanzato con Cesarina, - racconta Anna Maria Ferruzzi - una ragazza che abitava nel podere di Venagrossa, qui vicino, sotto il poggio di San Giusto, non era andato militare perché essendo il maggiore, orfano di padre, era rimasto a casa come capofamiglia. E Dante Calvelli, che fu ucciso come lui in questo luogo, aveva 36 anni, aveva perso altri parenti nella strage di Pian d'Albero. Un giorno qualcuno dalla Panca venne a prendere della legna che era qui nel bosco sotto alcune fascine e scoprí i due corpi in avanzato stato di decomposizione, erano i corpi di Gino Ferruzzi, il mio caro zio, e di Dante Calvelli, catturati alcuni giorni prima mentre andavano a dare da mangiare alle bestie che avevano nascosto nel bosco di Uzzano”.

“È da queste piccole grandi storie, personali, familiari e dal ricordo delle tragiche vicende del passaggio del fronte - rimarca il Sindaco Paolo Sottani - che dobbiamo partire per farci promotori e costruttori di pace, per lanciare messaggi di dialogo e tolleranza, testimoniare e trasmettere alle nuove generazioni la nostra costante ricerca della verità storica che affonda le sue radici nella cultura della memoria e nei valori di chi ha sacrificato la propria vita per dare un futuro di libertà e democrazia al nostro Paese".

All’iniziativa è intervenuto il Professor Leonardo Bianchi, docente universitario di Diritto Costituzionale e pubblico, nonché membro del Consiglio direttivo dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Sono state ricordate le vittime Natale Ardinghi, Quintilio Bandinelli, Zelindo Bernacchioni, Corinto Burgassi, Luigi Burgassi, Dante Calvelli, Pindaro Ermini, Lino Falsettacci, Giulio Fanucci, Gino Ferruzzi, Elio Forni, Armando Merendoni, Pietro Olmastoni, Natale Pacenti, Olinto Paolini, Giulio Parigi, Ettore Parrini, Antonio Pianigiani, Gino Pianigiani, Silio Scarselli, Fedele Vettori e Ferdinando Vettori.

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