Antonio Rezza in scena al Boito con il suo capolavoro: “Pitecus”
Il grande attore, per la prima volta nel Chianti, si è aggiudicato il Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia, edizione 2018
03 Febbraio 2024
3 min
Descrizione
Greve in Chianti, 3 febbraio 2024
È atteso un grande artista della scena contemporanea al Teatro Boito di Greve in Chianti dove il Comune ha allestito una stagione teatrale ricca di appuntamenti di qualità, ideata e realizzata dall’Assessore alla Cultura Giulio Saturnini.
Antonio Rezza, Leone d'Oro alla carriera della Biennale di Venezia 2018, è il protagonista dello spettacolo “Pitecus” che andrà in scena a Greve il 16 febbraio alle ore 21.15.
“Pitecus”, spettacolo a più quadri, nasce da un testo di Flavia Mastrella e Antonio Rezza con Antonio Rezza.
Il duo artistico è considerato una delle espressioni più originali del panorama teatrale contemporaneo.
La produzione è firmata da Rezza-Mastrella e TSI La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello.
È uno spettacolo che analizza il rapporto tra l’uomo e le sue perversioni: laureati, sfaticati, giovani e disperati alla ricerca di un’occasione che ne accresca le tasche e la fama, pluridecorati alla moralità che speculano sulle disgrazie altrui, vecchi in cerca di un’identità che li aiuti ad ammazzare il tempo prima che il tempo ammazzi loro, persone che tirano avanti una vita ormai abitudinaria, individui che vendono il proprio corpo in cambio di un benessere puramente materiale, esseri che viaggiano per arricchire competenze culturali esteriori e superficiali.
I personaggi sprigionano qualunquismo a pieni pori, sprofondano nell’anonimato ma, grazie al loro narcisismo, sono convinti di essere originali, contemporanei e, nei casi più sfacciati, avanguardisti.
Parlano un dialetto misto, sono molto colorati, si muovono nervosi e, attraverso la recitazione, assumono forme mitiche e caricaturali, quasi fumettistiche.
Lo spettacolo racconta storie di tanti personaggi, un andirivieni di gente che vive in un microcosmo disordinato: stracci di realtà si susseguono senza filo conduttore, sublimi cattiverie rendono comici ed aggressivi anche argomenti delicati.
Non esistono rappresentazioni positive, ognuno si accontenta, tutti si sentono vittime, lavorano per nascondersi, comprano sentimenti e dignità, non amano, creano piattume e disservizio.
Info e prenotazioni:
Alessandra Molletti, Ufficio Promozione del Territorio Turismo e Cultura, tel. 055 8545271
a.molletti@comune.greve-in-chianti.fi.it.
Approfondimento:
Gidio è chiuso in casa, Fiorenzo, uomo limbo, sta male fisicamente; il professor Stella, video-dittatore dipendente, mostra a migliaia di telespettatori alcuni malati terminali; un padre logorroico non si capacita dell’omosessualità del figlio; Saverio, disinvolto ed emancipato, prende la vita così come viene, cosciente del suo fascino fuggevole; Mirella prega intensamente le divinità per essere assunta alle poste; Roscio, di nome e di fatto, frequenta una nuova compagnia di amici che lo sbeffeggiano a tracotanza; la bella addormentata non prende sonno; un giovane studente ha un rapporto conflittuale con la radiosveglia mentre mariti annoiati e lussuriosi vengono rapiti dal fascino indiscreto del solito Saverio, borghese che miete amori ed affitta sentimenti.
Un nuovo dibattito a tinte fosche analizza il rapporto uomo-droga, un signore solo e mediocre adotta Fernando Rattazzi a distanza, due ragazzi restano a piedi e sfidano le leggi della sopportazione, uomini che tentano di godersi sprazzi di libertà ma, proprio perché a sprazzi, non la riconoscono più. Giovani handicappati incattiviti e solidali si scagliano contro creato e convinzioni, esseri senza ottimismo dividono il proprio corpo pur mantenendo intatto l’istinto luciferino.
Questi personaggi parlano un dialetto frastagliato e tronco, si muovono nervosetti, fanno capolino dalle fessure e dai buchi dei vasi di stoffa variopinti, i menti e le capoccette pensanti spuntano e si alternano dalle sete, dalle reti e dalla juta dando il senso di quartieri popolari affollati dove il gioco e la fantasia alzano il vessillo dell’incomprensione media.
Il quadro di scena è la scenografia mista al costume, ogni storia ha il suo habitat, ogni personaggio un corpetto diverso e mortificato.
Ufficio Stampa associato del Chianti fiorentino
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