La parola all’esperto. Una conversazione a cuore aperto con Domenico Barrilà per conoscere meglio noi stessi e la capacità di innamorarsi degli altri.
Il noto psicoterapeuta è stato al centro del primo incontro di “Semi educativi”. Prossimo appuntamento con l’insegnante Marta Monnecchi il 25 ottobre.
25 Ottobre 2024
4 min
Descrizione
Sala della biblioteca comunale gremitissima per il doppio appuntamento culturale che, nell’ambito della prima edizione della stagione formativa “Semi educativi”, promossa e organizzata dall’assessorato alla Politiche educative, ha visto protagonista uno dei massimi psicoterapeuti italiani, impegnato da oltre trent'anni nell'attività clinica.
Si tratta del messinese-milanese Domenico Barrilà, relatore all’incontro di apertura della rassegna grevigiana, dedicata a chi opera e lavora nel campo dell’educazione, insegnanti, operatori, animatori, e ospite d’eccezione alla presentazione serale di alcune delle sue pubblicazioni, parte della ricca produzione editoriale che traduce e diffonde in tutto il mondo.
“Un incontro di straordinario valore culturale e formativo – ha commentato l’assessore alle Politiche educative Giacomo Amalfitano – che ha catturato l’attenzione dei partecipanti al corso, organizzato in collaborazione con Chiantiform e del pubblico presente al secondo atto dell’appuntamento.
Oltre ad essere particolarmente soddisfatti per il successo di questa serata e in generale per la massiccia adesione all’attività di formazione, abbiamo potuto apprezzare l’intensa esposizione di Barrilà che ci ha permesso di cogliere un aspetto saliente del suo approccio alla psicologia, intesa come forma ed espressione di responsabilità sociale, accompagnata da una costante presenza sul territorio, da promuovere e diffondere a contatto con i cittadini e le cittadine, nei luoghi pubblici e di interesse collettivo”.
Proprio partendo dai temi trattati nei volumi (“Individualisti si cresce. Come rovini la vita di tuo figlio e di chi gli sta attorno” (Feltrinelli, 2024) e “Volere bene. La mente e il cuore” (Castelvecchi, 2024) che lo psicoterapeuta e analista adleriano, nonché narratore per l’infanzia e scrittore, ha illustrato, commentato e condiviso con il pubblico, attento e curioso, è nata l’idea di approfondire il suo pensiero con un’intervista puntuale, raccolta a seguito dell’incursione chiantigiana alla quale ha preso parte anche l’assessora alla Cultura Monica Toniazzi. Una conversazione a cuore aperto che ha toccato vari argomenti tra cui le relazioni umane, il ruolo dell’educazione, la capacità di amare e innamorarsi degli altri.
Qual è il modo migliore per volersi bene e voler bene agli altri?
Il vero misuratore della nostra salute mentale è il sentimento sociale, la capacità di provare un interesse genuino verso i propri simili. Non c’entrano le pacche sulle spalle o una generica socievolezza ma, appunto un “genuino interesse”. Questo sentimento migliora anche il nostro mondo interiore perché le buone relazioni ci avvicinano ai nostri stili e ci fanno stare meglio al mondo. Noi siamo una specie cooperativa e vivere secondo questo dettato abbassa anche la probabilità di ammalarsi psichicamente.
Quali sono le dinamiche che possono far ammalare i rapporti umani e condurre alla degenerazione delle relazioni, dalle più profonde, come quelle tra genitori e figli, a quelle meno intime?
Le relazioni si ammalano quando smettono di essere …relazioni, ossia quando si perde la capacità di osservare e ascoltare l’altro, quando si scivola su una china individualistica.
Come possiamo aiutare i nostri figli e le nostre figlie ad esprimere al meglio se stessi e se stesse e le loro inclinazioni, sogni, aspirazioni, scelte di vita senza lasciarsi influenzare da superficiali logiche di emulazione che affliggono persino i più piccoli?
Dobbiamo “recitare” ciò in cui crediamo, poiché il processo educativo si nutre solo minimamente di parole mentre è assai sensibile all’aspetto testimoniale. Se un figlio vive in un contesto attento ai suoi componenti e capace di mettere sotto critica gli eccessi presenti nella vita collettiva, sicuramente sarà meno attratto dagli eccessi competitivi, che purtroppo rovinano molte vite, più di quanto si creda.
Può indicarci qualche 'ricetta antiegotica' sulla base della sua esperienza, ovvero strumenti, competenze per salvarsi dal dilagante fenomeno dell’individualismo?
Bisogna innamorarsi dell’altro, imparando fin da piccoli a dare importanza a tutto ciò che ci circonda, anche agli oggetti inanimati. L’egoismo è un atteggiamento mentale che si apprende per contagio, questo vale anche per il suo contrario.
Quanto e se incide secondo lei, sulle capacità o potenzialità empatiche dei giovani e degli adulti, l'utilizzo dei dispositivi elettronici, la presenza costante nel mondo virtuale, il contatto perenne con la dimensione irreale?
Fino a pochi anni fa gli esseri umani avevano vissuto una lunghissima fase di “contatto" diretto, da cui è scaturito tutto il progresso che abbiamo prodotto. Noi siamo ciò che siamo perché nella realtà tridimensionale abbiamo imparato tutto, modellando persino le nostre emozioni. Vedere una persona che soffre nella realtà tridimensionale non è come apprenderlo nella dimensione virtuale. La stessa compassione, il vero capolavoro della nostra specie, si “allena” molto meno nella realtà immateriale. Questo avrà delle conseguenze, perché il processo propone anche delle mutazioni, spetta a noi imparare a portare con noi anche il senso di ciò che siamo. Uno dei compiti dell’educazione oggi è proprio quello di tenere viva la nostalgia della realtà tridimensionale senza rinnegare ciò che è nuovo e, a sua volta, produce progresso “buono”.
Il secondo appuntamento, in programma il 25 ottobre dalle ore 21 alle ore 23, accende i riflettori sul contributo di Marta Monnecchi, insegnante della Scuola Città Pestalozzi di Firenze e cofondatrice del progetto “Tutta un’altra scuola”. Il filo rosso dell'incontro è “Educare alla felicità”. La stagione di “Semi educativi” è composta da altri cinque incontri fino al 13 dicembre, sempre tra gli scaffali della biblioteca comunale “Carlo e Massimo Baldini”. Ingresso gratuito.
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